La nobile famiglia Papafava dei Carraresi possiede un antico e prezioso documento in cartapecora portante la data del 27 agosto 1306. Questo documento, di indiscussa autenticità, venne esaminato più volte dai piu esperti archivisti, fra i quali il nostro illustre prof. Andrea Gloria. E' un atto notarile e riferisce che Bonifazio da Carrara, figlio del fu Jacopino Papafava ebbe in prestito da Filippo di Canto del fu Ugolino la somma di 1075 zecchini veneziani, con promessa di restituirli entro tre mesi. Quel denaro che oggi sarebbe più di sedicimila lire oro nostre, il Canto non lo ebbe subito di ritorno, perché da altro documento in data 10 settembre 1328, cioè 22 anni dopo, il Canto si dichiara pagato dei 1075 zecchini non da Bonifazio, ma da Obizo, Marsilio e Jacopo fratelli Papafava da Carrara. I testimoni al documento di debito sono: Antonio notaio Ceruti, Jacopo di Pietro, Manfredino del fu Biondo e «Dantino di Allighieri di Firenze abitante in Padova nella contrada di S. Lorenzo ». Finisce il documento con le firme, per autenticarlo, di Padovan de Buzzacarini giudice e Corsino di Nero de Sicci notaio. I nostri storici affermano che il documento Papafava, copia autentica dell'originale, conferma chiaramente la permanenza di Dante nella nostra città, e che egli abito realmente in contrada S. Lorenzo, ora via S. Francesco, nel palazzo adesso proprietà Romanin-Jacur suI quale venne apposta la lapide che ancor oggi si legge che conferma la dimora cola del grande italiano.
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